Se si provassero a considerare le percezioni di tempo e di spazio come se fossero esclusivamente appartenenti ad elaborazioni sulla realtà fatte dal cervello, ci accorgeremmo che in realtà non esistono, ma vengono accettate (e quindi manifestate- realtàspecchio) per schematizzare le vicissitudini della vita a cui decidiamo o meno di partecipare e per innescarci un processo che permette al gioco di continuare a muoversi.
La storia è un'illusione, come la realtà in sè è un'attività puramente cerebrale.
Ogni realtà oggettiva è soggetta a illusione , a classificazione, impacchettamento mentale..
La questione è che finchè si continua a rimanere identificati con la propria attività pensiero (della mente) senza riconoscerla come esterna a sè , ( quindi il sè è indipendente dal pensiero, è un suo strumento) perdiamo il contatto con la realtà poichè l'istante percettivo è perpetuamente occupato dall'interpretazione razionale di quell'istante e di quelle percezioni e non lascia spazio al presente di emergere e quindi di realizzarsi.
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