[ è scritto a cazzo perchè non c'ho vogliaaaaaaaaaaaaaaaa ]
Un sole, dodici specchi di luce, Nessuna giaceva in Niente. Ed era Amore.
Un sole, dodici specchi di luce, Nessuna giaceva in Niente. Ed era Amore.
"Lo sento... "
"Riesco ad avere la consapevolezza di sentirmi
dentro, allora
Dove
sono?"
Emilie voleva fuggire dormendo. Ma le Notti erano un
tormento per lei. Il suo dolce corpo trovava conforto nelle coperte assai
vistose e gonfie, di delicatezza innocente, e fra i morbidi cuscini che la
facevano sprofondare come le piaceva tanto. Non sapeva che amava quella
sensazione perchè il suo Cuore amava andare giù.
Aveva i sensi, e gli permettevano di percepire la sua
carne, e provare il piacere dello sfiorarsi.. i peli si drizzano e il freddo
diventa quasi un brivido di orgasmo. Le sue mani.. Poteva muoverle e sentire,
toccandosi, i suoi confini. Aveva gli occhi.. guardavano fisso un punto nel
soffitto.. Emilie muoveva gli occhi e i pensieri con loro. Non voleva muovere
gli occhi, voleva toglierseli. Leggeva continuamente di storie in quel soffitto
ed il tormento della precarietà dell'esistenza le parlava forte all'orecchio:
sogna. Aveva le orecchie.. ma di notte si giravano dentro, ed Emilie sentiva
solo un' angoscia indefinita dentro di sè, come una stazione radio su una
frequenza sbagliata. Sentiva delle voci parlare forte, questo è bene, questo è
male. Fai, domani, ieri.. Le voci erano molto collegate ai suoi occhi...
Aveva il
gusto.. e l'erotismo delle sue ninnananne le permettevano di assaggiarsi..
"Cosa sono Io?"
Occhi fissi al muro.. pensieri placati.. "sono
morta?"
Solo diventando la sua ninnananna Emilie poteva
dormire. Così fece e quasi per caso quella notte conobbe la Leggerezza.
Le danze dell'aria hanno un motivo sconosciuto alla
rete neuronale, ed il corpo è solo un'insieme di quelle stesse danze.
Per questo lo spirito di gravità spinge al basso e
rende concreto l'intangibile.
Dev'esserci un tramite per poter comunicare. Per
poter divenire quaggiù.
Ma questo divenire è solo un illusione dei sensi, e
tutti i suoi problemi esistono solo nella mente. La realtà è instabile ed
essere incoerenti è la libertà più grande.
NO ai sigilli, si addormentò.
Emilie passeggiava lungo la strada che dava verso le
campagne, piena della sua malinconia.
Emilie era avvolta in un lungo vestito nero, troppo
poco per resistere a quel freddo che stava pian piano arrivando. Lo sentiva
scendere alla terra con la leggerezza dell'aria che toccava i suoi lunghi
capelli. Neri. Il tagliente brivido che accompagnava i suoi passi le diede una
strana emozione, simile alla gioia ma tanto impregnata di Dolore.
Emilie camminava, forse non sapeva neanche lei dove
stava andando, ma era certa di esserci e di aver esaurito tutte le sue
speranze. Era solita percorrere quella strada nei lunghi crepuscoli delle sue
giornate, ma quella sera la nebbia era più fitta del solito ed i suoi pensieri
tremendamente intensi sembravano dissolversi in quella foschia lasciando solo
un confuso biascichio nella mente che non aveva spazio per il presagio. Le sue
mani, che fino a poco prima era raccolte in loro, rivolsero i palmi al cielo e
sentirono le gocce di nebbia che rendevano bagnata e fredda l'aria accarezzarle
trasportate da un vento che sapeva di un sospiro. I suoi passi si susseguivano
con un' andatura di cui non aveva coscienza, i suoi piedi presero a trascinarsi
e lei dovette chiudere gli occhi, tanto il Nulla e la nebbia avevano preso il
suo cuore. - è Vuoto - realizzò. Si lasciò andare a terra. Cadde. Cadde come
mai nella sua vita. La terra sembrava essersi dissolta dai suoi piedi. Era come
un tunnel, la cui sensazione di vuoto non permetteva agli occhi di rimanere
chiusi. Lì aprì di scatto, senza riuscirci. Li strizzò appena e solo a quel
punto si rese conto che stava con la schiena distesa su di un muro. Riaprì gli
occhi, erano freddi e socchiusi, vide che quel muro era una lapide. Si guardò
intorno e fra la folta nebbia riuscì a scorgere di essere in un cimitero.
Assurdo. Non aveva mai incontrato quel cimitero, eppure Emilie conosceva
benissimo quel posto, lei ci era nata e tutte le volte che aveva del tempo libero
amava percorrere quella strada che si allontanava dalla città e che le dava
quella sensazione di poter ancora sfuggire a tutto. Quasi scherzando si disse -
sto sognando - e contemporaneamente le parse di vedere una mano scivolare
dietro ad un' altra lapide, più in fondo, ai suoi piedi. Si spaventò
tremendamente. Questa era l'emozione che subito si scatenò nel suo cuore, ma si
alzò in piedi e un po' barcollante iniziò ad incamminarsi verso quell'ombra,
che simultaneamente si sporse dalla lapide. L'ombra presa la forma di un uomo.
_
Da una pozzanghera presa della terra e ne uscì una
rosa bianca. Una spina rese quel bianco/nero intenso un fluido cremisi
. Non trovi che questo sia romantico? - disse con un
tono calmo e caldo.
Emilie fece un lungo sospiro e si sedette sulla tomba
di lui. - mioddio sì...
. Questo è il quadro perfetto della malinconica
oscurità. Che c'è da avere rimpianti, eppure il rimpianto è amore. Che c'è da
avere dolore che nel dolore c'è l'amore e nella nebbia la morte?
Emilie si sentiva nel suo sentimento e riusciva a
capirlo perfettamente, anche perchè era come se stesse capendo se stessa. Le
pareva di vedere se stessa eppure non stava accadendo nulla.
. Questo cimitero è casa mia, ed è il punto da cui si
parte. E' il punto della fine, ma anche quello dell'inizio. La gioia nel
dolore.
E. - Dove mi trovo... percorro sempre quella strada
(indicando un punto qualsiasi nella nebbia) eppure non ho mai incontrato questo
posto... Oddio mi sento terrorizzata dalla gioia di questo posto..
. Mi chiamo Jacques. Tranquilla, sei sempre sulla tua
strada ma ora che importa dove sei, un posto non è diverso da un altro, finchè
coscienza è con sè. Ogni esperienza è solo un susseguirsi di vicende.
E. sente cosi tanto J. che la sua vista vede il
sentimento di lui, sovrapponendolo. Questo scambio di organi la sobbalza
fortemente e la sua coscienza ora non è più in quel posto così cupo e bello e
si ritrova nel letto di cui non ricordava neanche l'esistenza poco prima e si
rese conto che quello fu solo un sogno.
Era uno di quei soliti giorni che si perpetuano
nell'abitudine ormai assolta come Dovere e senso civile di appartenere a
qualcosa. Emilie Vedeva la desolazione di tutto questo. Lei sapeva guardare
oltre le cose che succedevano, sapeva leggerne il significato, proiettandosi
altrove sapeva cogliere le direzioni del flusso del tempo che stava scorrendo.
Per questo Emilie era sola. Tutto ciò che è Fuori è
maledetto.
Era profondamente sconnessa da tutti gli umani, e
questo la faceva sentire senza speranza. Aveva già imparato cosa voleva dire
sperare. Conosceva già la dolce melodia dell'illudersi, e la amava. Quasi non
riusciva a starne senza. Ma cos'è l'illusione spesso si domandava.. Le pareva che
tutto poteva essere una illusione, e fra le volontà ormai evanescenti e i
desideri sempre più mentali sapeva decidere di illudersi consapevolmente.
Preferiva quel mondo alla realtà. Emilie era sola. E questo la faceva sentire
senza speranza.
Emilie voleva conoscere se stessa perchè era l'unica
cosa che Aveva.
Entrò nel bosco , che
partiva da dietro la città andandosi a perdere in un vuoto che emanava un odore
irresistibile, affascinante.
La terra si faceva
umida, e le foglie lasciavan spazio ad un fievole sentiero che conduceva da sè
in un qualche dove.
Non aveva meta quel
giorno, non aveva mai avuto una meta nella vita, si soffermava il pensiero.
Mentre un vento ignoto spinge dalle spalle, ed i passi si susseguono quasi a
danzare insieme all'aria, la mente si distacca ed accetta il confronto.
Una meta? Dove.
Una meta? Dove.
I cerchi sono sempre
stati simboli significativi. Un cerchio , un ascesa ed una discesa, ma anche un
infinito.
Perchè voleva dannatamente uscire dal cerchio?
Perchè voleva dannatamente uscire dal cerchio?
Alla fine, pensò, una
ripetizione è come la sicurezza.
Quasi sicuramente il
senso della vita era tornare da dove si era venuti. Ed è guarda caso un
cerchio.
Come fare ad uscirne?
Sempre ammesso che vi sia una via d'uscita.
De - sol - azione
Il sole cominciava a
battere ed Emilie prese riparo ai piedi di un albero.
"Oh fantastiche
creature.
In voi giacciono i
ricordi e la vita
Vi rizzate in cerca di
luce piantando forti le radici nel terreno.
Siete Concreti.
Oh, voi, fantastiche
creature: siete LA SOLITUDINE
eppure , l'emblema
della connessione.
Possibile che noi
umani siamo tanto diversi?"
Era un tormento
l'interno di Emilie, come poteva trovare la pace, troppe volte vicina al
togliersi la vita, troppe volte vicina ad uno sconosciuto motivo per cui
continuare ad esserci.
Ed il cerchio torna ancora
alla testa.
L'oggi, il domani, lo
ieri, ed ancora un domani. Un infinita ripetitività- qualcuno coniava la
felicità, io la di-speranza
Il desiderio mantiene
vivo l'Io e l'angoscia la mente. Un eterno ritorno all'oblio.
Cerchi , cosa cerchi?
Si dovette alzare e
camminare più in là- tutto intorno, una enorme foresta, foglie, alberi, sole,
terra, ed una piccola salita che intraprese -
Il bosco era
tremendamente bello, il cielo limpido e l'aria fresca riempivano il vuoto di un
gusto che arriva a toccare fino in fondo l'animo , era forse questo un assaggio
della connessione, eppure mancava qualcosa.
Ed eccolo, inaspettato
il sig. Meròdie. "Oddio, inaspettato, solo lui poteva aggirarsi nel bosco
a quell'ora, chiunque altro era a casa per la cena, ma lui andava a prender
legna nel bosco solitamente, viveva da solo nella fattoria a valle, quella
vicino al fiume , prima del bosco. Sua moglie era morta prima che nascessi ed i
suoi figli, tutti scappati a Parigi, dove si viveva bene ed i Salotti ormai
erano diventati il degrado che tanto rinnegavano. Patetici. Meròdie era ancora
puro, dopotutto sono serena ad incontrarlo".
- Buonasera signor Meròdie!
- oooh eccola
madmoiselle Emilie , dolce anima sperduta, eccoti di nuovo nel bosco alla
ricerca di chissà cosa, vero?
- Buonasera Meròdie,
sono qui a fare una passeggiata tranquilla, a dire il vero mi stavo perdendo in
questa fantastica natura, è fantastica quasi mi parla ed io perdo il senso
della mia ricerca..
il signore Meròdie
pareva felicissimo di avermi sentito dire una cosa così - cosa avevo appena
detto?
- Emilie.... quanto
sei cresciuta.
Poggiò il suo tronco
da poco tagliato e vi si sedette sopra. Mi sorrise.
Torna nel tuo cuore in ogni momento e senti ciò che ti dice , pieno o vuoto che sia siete tu e l'esistenza sempre. Non c'è nulla da cercare all'infuori di se stessi. Il peso che ci portiamo dentro è l'amore. Devi vivere l'attimo ed il dolore dell'attimo, solo il peso di questo insensato constatare è la conquista della realtà".
Prese un sassolino e
lo lanciò nell'acqua, si riflessero
dei cerchi.
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( va avanti )
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( va avanti )